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Pochi giorni dopo aver visitato Opera San Francesco in compagnia di Simona Denise Deiana e Padre Vittorio, aver chiacchierato con il personale e con i volontari, essermi fatto raccontare la storia di Opera, aver capito (o forse sarebbe più onesto dire intuito) l’impatto che questo luogo ha sulla vita delle persone che lo frequentano e sulla comunità in cui è inserito, ecco, visto che il mondo spesso congiura alle nostre spalle, pochi giorno dopo inizio a leggere un libro che con quella visita dialoga in modo potente. Antologia degli sconfitti di Niccolò Zancan, edito da Einaudi.

Niccolò Zancan è un giornalista del quotidiano La Stampa. Vive a Torino, come me. È un amico. Ma prima di essere un amico è un professionista dell’informazione che ammiro per lo sguardo lucido con cui osserva il mondo e per l’onestà con cui lo restituisce ai lettori e alle lettrici. L’Antologia degli sconfitti è una sorta di Spoon River, la raccolta di poesie in versi liberi scritta da Edgar Lee Master all’inizio del Novecento in cui si narrano le vite minime degli abitanti di una cittadina immaginaria della provincia americana. Nelle storie raccolte da Zancan, invece, c’è molto poco di immaginato.

Come dice il sottotitolo, la sua è una cronaca quasi poetica del presente. Ritratti di persone che sono quelle che aspettano in piedi con noi che il semaforo diventi verde o che il numero sul display ci chiami allo sportello della posta. Cittadini e cittadine, uomini e donne, giovani e anziani, spesso ai margini del campo visivo. Una porzione di società che fatica, per motivi diversi, a tenere insieme le giornate, a mettere in tavola un pasto completo, a pagare le bollette, a sentirsi parte di un progetto.

E così facciamo conoscenza con l’impiegato del call center della Deutsche Bank che sopravvive in una Milano dagli affitti incendiari dividendo l’appartamento con dei compagni di precarietà con cui si litiga uno spazio d’amore. Incontriamo la scodellatrice alla mensa della Bridgestone che da ragazza ballava i Duran Duran ed era sicura che sarebbe stata felice. Il medico in pensione. Il pescatore di Cutro. La ex sindacalista palermitana con il femore rotto a calci da tre ragazzini con il vuoto negli occhi. La fidanzata del carcerato.

Il Rapporto 2023 di Caritas su povertà ed esclusione sociale dice che a trent’anni dalla prima uscita del Rapporto il fenomeno della povertà in Italia appare stravolto nei numeri e nella descrizione dei profili sociali. Si contano quasi sei milioni di poveri assoluti, circa il 10% della popolazione: una persona su dieci, in Italia, non ha accesso a un livello di vita dignitoso. Quindici anni fa erano il 3% dei residenti. Dal 3% al 10% in quindici anni.

Quella della povertà è una crisi legata ai mercati globali, ma non solo. È anche una questione locale, che in Italia ha caratteristiche peculiari a cui le istituzioni evidentemente non sanno contrapporre politiche adeguate. Zancan nell’introduzione all’Antologia cita gli studi della sociologa Chiara Saraceno che identifica quattro questioni dirimenti: a) le grandi differenze tra il nord e il sud del paese, b) la frammentazione del mercato del lavoro (tanto nei contratti quanto negli strumenti di protezione sociale), c) il livello basso di occupazione femminile che fa sì che ci siano molte famiglie monoreddito e quindi potenzialmente vulnerabili, e infine d) l’alto tasso di disoccupazione giovanile che riduce la loro capacità di autonomia e di fare progetti anche solo a medio periodo, e prolunga la dipendenza dalla famiglia di origine.

Ecco. È in questo contesto che si inserisce il lavoro prezioso di Opera San Francesco e di tutti i suoi operatori e le sue operatrici, i volontari, le volontarie, gli amici, le amiche. A tutti e tutte voi va anche il mio grazie.
Fabio Geda

L’autore
Fabio Geda è uno scrittore ed educatore e vive a Torino. Si è fatto conoscere al grande pubblico nel 2010 con “Nel mare ci sono i coccodrilli”. Il suo ultimo libro “La scomparsa delle farfalle” è pubblicato da Einaudi.

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