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Emanuela e Caterina sembrano essere anche amiche, oltre che due colleghe volontarie al Servizio Accoglienza di Opera San Francesco. Chiacchierando con loro, anche se per pochi minuti, è chiaro che questa attività, questo impegno settimanale preso con OSF, ma per esteso con la comunità, le ha unite molto. Nel corso del nostro incontro usano spesso la parola fiducia e sintonia.
Entrambe hanno poco più di 60 anni e per ragioni diverse hanno deciso di dedicare parte del loro tempo agli altri.
Emanuela ci racconta che i suoi genitori hanno sempre portato in OSF gli abiti per i poveri e quindi conosceva la realtà da tempo, inoltre non abita distante dalla nostra sede storica.
“Appena avuto il tempo mi sono detta che avrei fatto un po’ di volontariato” è una frase che sentiamo con frequenza parlando con i volontari, ma non per questo il suo valore diminuisce. Inoltre, ha fatto un’altra esperienza in una mensa più piccola prima di approdare in OSF agli sportelli dell’Accoglienza e poi ai colloqui. E proprio su questo dice: “Allo sportello gestisci il bisogno della persona in pochissimi secondi o minuti. Ai colloqui instauri un rapporto, anche se di breve durata, entri nel personale”.

Colloquio al Servizio Accoglienza

Ciò che invece ha portato Caterina a decidere di impegnarsi in Opera San Francesco è molto diverso: “Ho cominciato in Mensa. Per sentirmi meno sola volevo venire in Opera a dare una mano il giorno di Natale; ho chiesto informazioni a una persona che conosco che faceva qui il volontario. È stato un impatto molto forte: da una parte sono rimasta spaventata. Ho visto una realtà che non conoscevo, ma ha fatto maturare in me la voglia di esserci, indipendentemente dal giorno di Natale. OSF mi ha fatto capire che tutti i giorni può essere Natale”.
Ci parla con entusiasmo anche della formazione ricevuta in OSF per svolgere al meglio il suo ruolo: sia sul campo, che separatamente, oltre che degli affiancamenti e della supervisione.

Di fatto, insieme, Caterina ed Emanuela, una volta alla settimana ascoltano le persone che chiedono di avere un colloquio in Accoglienza. È un servizio in forte crescita che lo scorso anno si è chiuso con 1358 colloqui. Quindi persone che ci hanno esplicitato il proprio bisogno. Segnaliamo inoltre che i colloqui sono in continuo e costante aumento e febbraio 2024 è stato il mese record con 172 colloqui di ascolto effettuati.

Le due sorridenti volontarie di OSF lavorano in coppia. Perché?
Inizia Caterina: “Non siamo tutti uguali, quindi la visione di due persone è importante. Sensibilità diverse sono in grado di cogliere aspetti diversi degli ospiti. Nel tempo poi, abbiamo affinato il nostro lavoro qui. E, anche se siamo molto simili, vediamo in modo non univoco chi ci troviamo di fronte. Ci confrontiamo, siamo colpite dalle storie entrambe ma differentemente”. “Fidarsi l’una dell’altra è molto utile e dopo due anni ci capiamo subito, da uno sguardo”, s’inserisce Emanuela.
Riprende Caterina: “Ora ai colloqui arrivano molte famiglie, con bambini, soprattutto sudamericane. La casa è una delle richieste più comuni, insieme al lavoro. Spesso vengono con i figli, anche piccoli e abbiamo dovuto gestire situazioni delicate, e talvolta abbiamo scelto di far allontanare per qualche istante i figli per preservarli. Sono pochissimi invece gli italiani che parlano con noi”.

E su questo dato aggiunge:“I nostri connazionali credo vivano in modo diverso la richiesta di aiuto, forse si vergognano di più. In Mensa (Caterina fa servizio anche lì una volta a settimana) il rapporto tra me e loro è più alla pari, qui invece cambia. Sono un po’ in soggezione. Si dimostrano fragili venendo da noi”.

E sugli effetti che il volontariato ha su di loro Caterina dice: “Per me OSF è una droga, chiaramente in senso buono, l’ambiente, questo servizio, le persone, ci fanno sentire davvero a nostro agio e accolte. E poi, non è mai banale ricordarlo, aiutare fa bene a sé stessi”. Emanuela racconta: “È bello, bellissimo, quando le persone ci ringraziano. Noi siamo il primo tassello dell’aiuto che dopo verrà, ma siamo certe di lasciare gli ospiti in buone mani. Poi, certo, capitano anche situazioni bizzarre come quando le persone ci accusano di avergli fatto perdere tempo inutilmente!”. “Qualcuno invece in Mensa si lamenta del cibo e io gli rispondo ironicamente “Ti è andata anche bene, se fossi venuto a casa mia, avresti mangiato molto peggio!” ci dice sorridendo Caterina.

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